NUOVO PIANO DEI PORTI: LO SCALO TRAPANESE POTREBBE RESTARE AUTONOMO

Esprimo grande soddisfazione per l’importante passo avanti che è stato compiuto a 21 anni dalla prima riforma dei porti ma, contemporaneamente, manifesto rammarico per la mancata possibilità di creazione di un’Autorità di Sistema della Sicilia sud occidentale che, partendo da Trapani, avrebbe potuto coinvolgere le isole Egadi e Pelagie, i porti di Marsala, Mazara e Porto Empedocle”. Così si esprime Andrea De Martino, presidente del Nuovo Consorzio del Porto di Trapani, all’indomani dell’approvazione, in via preliminare, da parte del Consiglio dei Ministri, del Piano strategico nazionale della Portualità e della Logistica. Il progetto per divenire esecutivo dovrà essere tradotto in un decreto del presidente del Consiglio dei Ministri e passare al vaglio del Parlamento.
La proposta prefigura , tra l’altro, la nascita di tredici nuove Autorità Portuali di Sistema (o Distretti) e, per la sua elaborazione, è stato seguito il modello di distribuzione di tipo “regionale” per sette nuove “Authorities”: la Puglia con Taranto e Bari, la Calabria con Gioia Tauro, la Sardegna con Cagliari e Olbia, il Lazio con Civitavecchia, la Campania con Napoli e Salerno, il Veneto con Venezia, il Friuli Venezia Giulia con Trieste avranno ciascuno un’unica Autorità Portuale, mentre per le restanti sei il modello, di tipo “territoriale”, sarà così strutturato: Genova con Savona, La Spezia con Marina di Carrara, Livorno con Piombino, Sicilia orientale (Augusta), Sicilia occidentale (Palermo ), Ravenna con Ancona.
“E’una riforma – sottolinea De Martino – che porta fondamentalmente ad una semplificazione delle nomine: non sarà, cioè, più necessario il parere degli enti locali – Camera di Commercio, Comune e Provincia – ma solo della regione o delle regioni di competenza, di concerto i quali il Ministero dei Trasporti deciderà chi nominare presidente del Distretto portuale/logistico. Ciò significa che la Regione non avrà più da esprimere un semplice parere, per quanto vincolante, sulle decisioni del Ministero ma avrà un peso maggiore, determinante, rispetto alla vecchia versione della legge 84/94 che parlava di “intesa” per la scelta del Presidente della singola Autorità portuale”.
La riforma porterà anche ad una semplificazione della governance delle Autorità, nel senso che i Comitati portuali dovrebbero essere formati solo da cinque componenti che, in totale, passeranno da 336 a 70.
Gli scali “core” e “comprensive”, che perderebbero la sede dell’Authority, dovrebbero essere gestiti da un direttore, nominato dal Ministero e dipendente dal presidente del Distretto di appartenenza, ma comunque con una propria autonomia amministrativa.
“Anche i porti di seconda fascia, di interesse nazionale – spiega il presidente del Nuovo Consorzio del Porto di Trapani – come è quello della nostra città, potrebbero essere gestiti da un direttore, ma non essendo porti perdente sede di Autorità portuale, potrebbero rimanere autonomi”.
Nella riforma sono presenti, inoltre, numerose azioni per la semplificazione amministrativa delle pratiche (da 113 provvedimenti amministrativi e 23 soggetti pubblici responsabili dei controlli a uno Sportello Unico in capo all’Agenzia delle Dogane), per l’efficienza dei controlli e delle procedure di sdoganamento, per la promozione dell’intermodalità e dei collegamenti di ultimo miglio, per un miglior funzionamento in materia di servizi nautici e per l’attrazione di nuovi investimenti per la modernizzazione delle infrastrutture portuali (il costo delle inefficienze del sistema logistico italiano è pari a 50 miliardi di euro l’anno ).
L’obiettivo sarà quello di ottenere un coordinamento unico, attraverso una razionalizzazione delle politiche marittime, con la regia nazionale del Mit, affidata alla Direzione Generale unica per i porti e per la logistica.
Si metterebbero, inoltre, a sistema 700 milioni provenienti dall’Ue, 85 milioni stanziati dal Governo per investimenti nei porti e 600 milioni l’anno stanziati dal Governo per il trasporto via nave.
Ora il Piano verrà sottoposto alle competenti commissioni parlamentari per l’espressione del previsto parere e tornerà, successivamente, all’esame del Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva.

 

Fonte:www.trapanioggi.it

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