A MARETTIMO LA SAGRA DEL PESCE AZZURRO E LE FOTOGRAFIE SUI PESCATORI MARETTIMARI

Per valorizzare il pesce azzurro, si svolgerà venerdì 24 luglio a partire dalle ore 20 allo Scalo Vecchio a Marettimo l’edizione 2015 della sagra del pesce  organizzata dalla  Cooperativa Oltremare con il contributo del Comune di Favignana-Isole Egadi.

Il caratteristico evento  isolano, che valorizza principalmente il pesce azzurro e il suo potere nutrizionale che, per più di un secolo, ha rappresentato una delle principali attività   di pesca dell’isola di Marettimo, prevede la degustazione di pesce arrostito  alla brace, principalmente sgombri e sarde, aromatizzati con il “salmoriglio” – mistura aromatica di aglio, limone, origano,  – per rendere più saporito il pesce azzurro.

Ad allietare la serata nell’edizione 2015 ci sarà il gruppo musicale “Pachira”.  L’attesa Sagra del Pesce Azzurro ritorna a Marettimo per il terzo anno consecutivo dopo una lunga pausa negli anni precedenti. Due anni fa infatti, fu organizzata nuovamente riprendendo la fortunata serie interrotta nel 1998.

Al MUSEO del MARE delle Attività e Tradizioni Marinare e dell’Emigrazione in occasione dell’evento verrà esposta la mostra fotografica “Pescatori Marettimari – Marettimo’s Fishermen” promossa dall’Associazione CSRT “Marettimo” con il patrocinio del Comune di Favignana-Isole Egadi e dell’Area Marina Protetta.

L’ARTE del PESCARE nel MUSEO del MARE di MARETTIMO curato dall’Associazione CSRT “Marettimo”

Dal Portogallo alla California fino alle gelide acque dell’Alaska, i pescatori originari dell’isola di Marèttimo hanno saputo da sempre praticare “l’arte del pescare”.Oggi nel piccolo Museo del Mare delle Attività e Tradizioni Marinare  e dell’Emigrazione sono custodite queste memorie.

 

E’ un museo  piccolo,  ma ricco di storia, raccontata dagli attrezzi che vi sono esposti, ormai in gran parte in disuso, che custodiscono tutta “l’arte del pescare” di questa gente di mare. Le foto, gli articoli, le pubblicazioni e i documentari fanno il resto: quel poco che serve per raccontare l’epopea di chi tra la fine del 1800 e i primi del 1900 cominciò ad emigrare per “terre assai luntane”, come tanti fecero da tutta l’Italia e soprattutto dal meridione.

La gente di Marèttimo non ha fatto altro che seguire la rotta del pesce e  quindi cominciò dapprima a spostarsi – anche a remi o a vela – nel Nord Africa (Biserta, Tripoli, Bengasi, Tunisi, Bona, Sfax furono le mete  preferite), in Portogallo (Lisbona, Porto, Matousinos, Lagos, Olhao) dove continuarono ad essere “mastri” nell’arte della salagione del pesce azzurro e successivamente in America. Per il nuovo continente, dove si insediarono più numerosi, frequentemente si imbarcavano clandestinamente su grossi bastimenti a vela e durante la traversata avevano  modo di mostrare la loro perizia di naviganti, aiutando in coperta l’equipaggio. Sbarcavano nei pressi di New York, a Ellis Island, dove  per qualche mese  si adattavano a fare qualsiasi lavoro. Alcuni proseguirono per Milwaukee vicino Chicago e lavorarono a scaricare carbone, legna, travi dei binari dai vagoni dei treni merce, con l’obiettivo di mettere qualche dollaro da parte per acquistare una barca  e riprendere l’attività di pescatore in California, da dove giungeva voce che la comunità proveniente da Palermo e dintorni stava pescando tonnellate di pesce azzurro. Arrivati in California,  i primi emigranti furono raggiunti dai familiari e così nacquero le comunità di Monterey, San Francisco, e San Pedro, vicino Los Angeles, dove ancora oggi sono vive usanze e tradizioni dell’isola di origine. Negli anni trenta ci fu l’inizio della mitica stagione della pesca delle sardine. Nel giro di pochi anni la baia di Monterey divenne il primo porto peschereccio americano. I mari di quella costa erano solcati da pescherecci  con nomi come “Marèttimo”, “New Marèttimo”, F.lli Aliotti, “El Capitan”, “Diana”, e tanti altri appartenenti a pescatori di  Marèttimo con i relativi equipaggi. Negli anni,  questi “Omini Assulo”,  così chiamati in quanto senza la propria famiglia, iniziarono a chiamare a sé mogli e figli, anche grazie all’apertura nella costa di Monterey delle prime industrie del pesce in scatola che richiedevano tanta manodopera, le famose Cannery Row descritte nei romanzi dello scrittore americano John Steinbech. In seguito iniziarono a navigare dalla California all’Alaska a vela, e in cinquanta giorni di navigazione raggiungevano Anchorage per la mitica pesca del salmone. Con quaranta giorni di pesca riuscivano ad assicurarsi il guadagno di un intero anno. Alcuni ritornarono a Marèttimo, altri si stabilirono definitivamente in California, dove la loro abilità di pescatori ne fece personaggi di spicco nell’importante mercato ittico americano. Come nel caso sopra indicato dell’ideazione della mostra “Di qua e di là dal mare”, anche la fondazione del Museo del Mare nasce da una sentita esigenza di tutela e valorizzazione della comunità di Marèttimo.

 

Fonte:www.tvio.it

 

 

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